Il Lustro la storia
Il Lustro era una tecnica associata al vetro e alla ceramica. Una delle fonti antiche più autorevoli riguardo la storia del vetro è quella di Plinio il Vecchio. Plinio distingue la storia in due grandi fasi: quella precedente e quella posteriore all’invenzione della soffiatura nel I secolo a.C.
La scoperta della soffiatura del vetro ha avuto una forte influenza sullo sviluppo culturale della società umana con un impatto pari forse solo a quello della plastica del secolo scorso. Esistono testimonianze del XXIII sec. a. C. a Eshnunna, in Mesopotania, in Egitto nella tomba del faraone Tutmosi III, ancora nelle produzioni ellenistiche e romane, per esempio il vaso di Licurgo IV sec. d.C.
Sicuramente nel medio evo, nel periodo gotico, nelle vetrate delle Cattedrali, con l’uso a mosaico di pezzi di vetro di vari colori, si assiste ad una rivoluzione concettuale, tra luce e materia. Da un punto di vista architettonico, si abbandona la luce riflessa (Affreschi) o riflessa-rifratta (Mosaici), dove la luce proveniva dall’interno della chiesa, per una luce trasmessa che proviene da Dio.
Lustro nel Rinascimento
Nel Rinascimento, soprattutto con Marsilio Ficino e l’Accademia Neoplatonica, si pone il quesito sull’origine della creazione artistica e dell’opera d’arte, sia nelle arti maggiori, sia nelle minori.
«Qual è l’origine, da dove viene l’arte?
È un dono divino o un frutto della tecnica elaborata dall’uomo?»
Arte e tecnica questa apparente dicotomia, porta alla rielaborazione di nuovi materiali, e alla ricerca di antichi saperi.
In questo contesto, in Italia e soprattutto in Umbria, nasce e si sviluppa la tecnica del “lustro”. Questa permette all’opera artistica e artigiana, di esprimere una sua anima, l’oggetto pone in contatto l’osservatore con una Verità metafisica. Per tale motivo lo stesso fu utilizzato ad esempio da Raffaello.
Il Lustro fornisce un valore aggiunto all’opera rendendola vitale. In Umbria prese vita una produzione delle maioliche policrome di Gubbio e Deruta. Analogamente, il vetro ebbe un ruolo nella pittura fiamminga, per rappresentare la fragilità della vita.
La pratica – tecnica del lustro
La tecnica del lustro diviene in sé un enigma, una conoscenza quasi esoterica che si tramandavano di padre in figlio all’interno delle botteghe artigianali.
Per ottenere il Lustro c’era bisogno di una argilla particolare, qui il primo problema, non tutte le argille andavano bene, soltanto quelle ricche in Argento, Rame o altri metalli quindi il luogo di provenienza dell’argilla era sapientemente tenuto celato. Il “Bolo” si otteneva con l’aceto, si dovevano rispettare le proporzioni corrette, affinché si ottenesse un sistema colloidale idoneo. Come spesso accadeva, l’occhio, l’esperienza del maestro capiva se la consistenza dell’impasto fosse o no corretta. Questo rappresentava il secondo problema.
In fine, la cottura, la quale doveva avvenire in un ambiente povero di ossigeno, un ambiente riducente, a tale proposito si utilizzava la Ginestra, la quale bruciando produceva molto fumo.
Cipriano Piccolpasso * riporta nel suo trattato:
“I tre libri dell’arte del vasajo : nei quali si tratta non solo la pratica, ma brevemente tutti i secreti di essa cosa che persino al di d’oggi e stata sempre tenuta nascosta, del cav. Cipriano Piccolpassi Durantino”
*Cipriano Piccolpasso (Casteldurante, 1524 – Casteldurante, 21 novembre 1579) è stato un architetto, storico, ceramista, e pittore di maioliche italiano, ricordato soprattutto come trattatista.
Il Lustro e le nano tecnologie
Le peculiari proprietà ottiche del lustro sono dovute alla presenza di nanoparticelle di rame ed argento, disperse negli strati più esterni dello smalto. Le proprietà e la preparazione del lustro presentano forti analogie con quelle dei compositi vetro-metallo nanostrutturati, materiali innovativi di grande ed attuale interesse per le loro applicazioni nel campo dell’optoelettronica.*
Un esempio di nanotecnologia si ha i nel IV sec. d.C. nel famoso vaso di Licurgo, che presenta inusuali proprietà ottiche, con diversa colorazione: verde in riflessione e rosso in trasmissione, per effetto della presenza di nanoparticelle di oro e di argento. Analogamente il lustro nelle ceramiche, vetri rinascimentali.
Il lustro consiste in uno strato di vetro, contenente nanoparticelle di argento o di rame, depositato su una ceramica artistica.
Nel 1959 sulla miniaturizzazione, il Premio Nobel per la fisica Richard Feynman profetizzava l’arrivo dell’epoca delle nanotecnologie con le parole “There’s plenty of room at the bottom”, c’è un sacco di spazio giù in fondo.
In questo contesto si inserisce MATERIKA, la tecnologia opera una rivoluzione creando un materiale architettonicamente innovativo, con proprietà uniche, dal passato al futuro, dall’interno della Terra alle nuove architetture, attraverso lo sposalizio alchemico Luce-Materia.
Bibliografia
Luca Casarotto “Progettare e innovare con le nanotecnologie” tesi dottorato di ricerca in Scienze del Design XXIV ciclo 2009-2012
Paolo Mazzoldi, La magia del vetro. a ‘Come alla Corte‘ , Napoli comunicazione orale 17/11/2011
Antonio Sgamellotti, docente ordinario di Chimica Inorganica UniPG e membro dello “Steering Committee” del Progetto europeo “Era-Chemistry”
Sgamellotti comunicazione orale “I venerdì della Scienza” 15/12/2006
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